
K95 ha realizzato il progetto “Ortovivo” che abbiamo raccontato nella rubrica “Etichetta Vincente“. Facciamo due chiacchiere con Danilo De Marco, Creative Director di K95 per scoprire lo studio e le fasi della realizzazione del progetto “Ortovivo”.
LD: Ciao Danilo, potresti introdurci lo Studio K95?
DM: K95 è uno studio di Grafica e Comunicazione che abbiamo fondato nel 2017 a Catania. Il nostro principale scopo è stato fin da subito portare nel nostro territorio un tipo di design che potesse competere a livello internazionale. Vediamo il nostro studio come la prova tangibile che anche al sud Italia siamo capaci di fare grafica di un certo tipo, nonostante le innumerevoli difficoltà della nostra terra.
LD: Dove nasce il vostro interesse per il Type Design?
DM: Ho studiato Type Design da autodidatta, approfondendo questo ambito durante la mia formazione universitaria. Ho sempre sostenuto che una buona impostazione tipografica sia alla base della riuscita di qualsiasi progetto grafico. Come Creative Director cerco sempre di trasmettere al mio team l’importanza e l’impatto che può avere la tipografia in un progetto. È il motivo per il quale impieghiamo, in studio, molto tempo a fare ricerca e sperimentazioni in questo ambito e penso che i nostri lavori si riconoscano proprio da come manipoliamo i caratteri tipografici.


LD: Sul vostro sito si legge che siete parte di una storica tipografia catanese, quanto influisce avere a disposizione un “laboratorio” del genere nel processo di progettazione grafica?
DM: Tantissimo, oltre ad essere grafici abbiamo imparato ad essere tecnici di stampa. La tipografia Arti Grafiche Leonardi ha alle spalle 54 anni d’esperienza. Chi entra in tipografia da noi trova ancora la stampa a caratteri mobili, oltre che alla moderna stampa digitale e siamo riusciti a creare un perfetto connubio tra le due anime aziendali. Come studio avere entrambe le attività ci permette di essere molto veloci, di produrre e avere subito delle prove di stampa, un’idea chiara di quello che sarà il risultato finale già durante la fase di progettazione.
LD: Che significa progettare un’etichetta?
DM: Progettare un’etichetta significa avere una grande responsabilità sia nei confronti del cliente, sia del pubblico che acquisterà il prodotto. Bisogna essere chiari, dare le principali informazioni in maniera rapida e chiara. Anche la scelta del carattere è fondamentale, perché bisognerà per esempio puntare su un font che sia ben visibile anche a corpi molto piccoli, soprattutto nei testi che riguardando gli ingredienti alimentari. Poi successivamente arriva la fase in cui si sceglie la carta, lo stile grafico e tutto quello che serve per la buona riuscita del progetto.

LD: Abbiamo parlato del progetto “Ortovivo” dell’omonima azienda produttrice: puoi raccontarci qualcosa di più?
DM: Non abbiamo avuto grandi difficoltà, il nostro cliente ci ha lasciato liberi di progettare. Amiamo lavorare con persone che capiscono la professionalità altrui, che si fanno consigliare e guidare. È stato soprattutto uno scambio di idee e conoscenze molto costruttivo da entrambe le parti.

LD: Cosa ne pensate dell’attuale scena della grafica italiana?
DM: Potrei parlare per ore su questo argomento, mi limiterò a fare una chiara sintesi di quello che è il nostro personale pensiero, condivisibile o meno. L’Italia è un paese di creativi, il nostro passato in ambito artistico e del design è stato grandioso, abbiamo qualcosa nel nostro DNA che ci rende un passo avanti quando volgiamo impegnarci realmente. Noi ci ispiriamo continuamente al lavoro di Steiner, Vignelli, Fronzoni, Munari e potrei nominarne ancora. Cerchiamo sempre di vedere il loro lavoro come il punto da cui iniziare. Nello stesso tempo questo passato però è diventato spesso ingombrante, e noi italiani non siamo riusciti ad andare avanti, siamo rimasti troppo legati a ciò che ci ha preceduto e abbiamo iniziato a ripetere in maniera monotona quello che è stato il lavoro di quei grafici, quando invece loro stessi ci hanno insegnato che bisogna partire dal passato riformulando ciò che è stato fatto per dare vita a qualcosa di nuovo. Quello che facciamo noi è provare a riformulare continuamente tutto ciò che conosciamo, prendendo spunto sia del passato, che del contemporaneo, senza pregiudizi o troppe regole che possano limitarci.
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Studio K95