
La rubrica “Etichetta vincente” attraverso i vari casi studio, ci sta dando sempre più la possibilità di analizzare mercati esteri, entrare nelle abitudini di consumo, nonché nelle logiche di vendita del mercato internazionale. L’etichetta di oggi ci porta in Cina. Si tratta in realtà di due vini destinati al mercato cinese, un Moscato e un Moscato Rosè le cui etichette, attraverso un gioco grafico, spingono il consumatore ad un acquisto congiunto di entrambi i prodotti.
La Cina sappiamo sta iniziando ad amare il vino. Non è stato sempre così se si guarda al valore storico-culturale del prodotto. Quando il vino entrò per la prima volta nel mercato cinese, era simbolo di ricchezza e potere, destinato solo ad una porzione ristretta della popolazione. Uno status symbol a tutti gli effetti, dal momento che rappresentava un prodotto importato dal vecchio continente. Le bevande alcoliche prodotte fino ad allora partivano tutte dal grano ed era totalmente assente l’interesse per la bevanda. Tutt’oggi il prodotto vitivinicolo per i cinesi non rappresenta un necessità, né tantomeno un abitudine, è piuttosto un valore sociale. Nella maggior parte dei casi viene bevuto fuori pasto, in compagnia di amici ed è ritenuto un ottimo omaggio.
Così com’è vero che a differenza della nostra tradizione che vede molto importante l’accostamento del vino al tipo di pasto, in Cina non si bada per nulla agli accostamenti, ne all’ordine di consumo. Questo è dovuto anche al fatto che il pasto cinese non è costituito da una sequenza ordinata di portate, ma i piatti vengono serviti tutti insieme. Di conseguenza sul tavolo è facile trovare diverse bevande: la birra, il vino, il bajiu (tipico liquore cinese).
Statisticamente il vino italiano più conosciuto dai cinesi è il Chianti, mentre il più apprezzato è l’Amarone. Il palato orientale sembra apprezzare i sapori più dolci e fruttati, e tende a prediligere i vini rossi. Questo sembra derivare dalla profonda attenzione dei cinesi alla salute. I vini bianchi vengono fatti fermentare senza la buccia degli acini di uva e poiché sono loro a contenere la più alta concentrazione di polifenoli, che sono dei potenti antiossidanti, i vini bianchi ne possiede pochissimi, a differenza di quello rosso e verrebbero lasciati indietro nella scelta. Oltre al Chianti altri vini che attirano i consumatori cinesi sono in particolare quelli Piemontesi, Toscani e Veneti.
Ed è proprio la veneta “Cantina Colli Euganei” il produttore dell’etichetta “Romeo and Juliet” che analizzeremo. La Cantina è una cooperativa che raggruppa circa 680 produttori disseminati all’interno del territorio nel cuore del Veneto, protetto dal Parco dei Colli. Dal 2010 riconosciuta come zona DOC e DOCG.
“Una grande tradizione nasce dalla lentezza” si legge sul loro sito. “Ci sono volute ere geologiche perché i nostri Colli Euganei diventassero dolci colline capaci di proteggere ed esporre al sole le viti in modo così favorevole, nutrendole con un terreno ricco di sostanze. E ci sono volute centinaia d’anni perché dalla passione dell’uomo nascesse in questi luoghi una cultura profonda e autentica del fare vino.”
Il progetto grafico è stato curato da Alessandra Alberico aka Alexz Alberico, Graphic & Web Designer, con sede a Padova, Venezia. La mission era quella di mostrare un vino al 100% prodotto ed imbottigliato in Italia. Ha dovuto misurarsi con uno dei temi più famosi ambientati nel nostro Paese, la tragedia di William Shakespeare “Romeo e Giulietta”. La soluzione non è per nulla banale ed è stata affrontata con animo romantico: “Love Always Wins” ha intitolato il suo progetto. Nonostante l’autore vuole mantenere separate fino alla morte le due anime degli innamorati, Alessandra ha prodotto un concept curioso che tende invece ad unire ciò che il destino ha separato.
“L’etichetta è composta da due pezzi, la linea al centro rappresenta la linea del destino che vuole i due innamorati separati fino alla fine, acquistando entrambe le bottiglie è possibile riunirli”.

L’illustrazione è minimale e di tipo flat, ma il semplice dettaglio riesce a raccontare la storia di un dramma conosciuto da tutti. I colori sono vivaci e brillanti e si sposano con le gradazioni cromatiche del prodotto vitivinicolo contenuto nelle bottiglie. La fustellatura crea un gioco di pieni e vuoti che enfatizza l’architettura e le sagome dei protagonisti, il resto è lasciato alla tipografia; un condensed alto in cui la headline fora la campitura piatta della fascia lasciando il resto su due livelli di informazione distinta, con le informazioni proprie del vino. Tecnicamente l’etichetta si sviluppa su una superficie di 13,5×7 cm di carta martellè, con dei rilievi lucidi sui testi.
Curiosità: sembra che i consumatori cinesi di vino trovino rassicurante elementi grafici come l’effige di un castello o di un vigneto, o disegni araldici su uno sfondo neutro. Questi elementi aumenterebbero la percezione dell’etichetta in termini di qualità e di prezzo. Non solo, sembra che queste etichette abbiano il più forte appeal sui consumatori e suscitino maggiori intenzione di acquisto sia per le occasioni formali sia informali. Certo il discorso di prestigio è valido per le etichette convenzionali, non abbiamo dati su quelle non convenzionali come il caso trattato, ma nel prossimo contenuto abbiamo l’opportunità di chiedere direttamente ad Alessandra com’è stata recepita l’etichetta dal mercato cinese.
Link utili:
Cantina Colli Euganei
Alexz Alberico