Stampa a caldo: tecnica e segreti

Le cose che brillano attirano la nostra attenzione e tendiamo a guardarle in modo più accurato. Una parte di noi vorrebbe stringere nelle mani l’oggetto solo per guardarne il riflesso sulla superficie.

Adesso immagina un tuo prodotto con lo stesso effetto sullo scaffale. Se riuscissi a creare un’etichetta dalle finiture metalliche potresti distinguerti da tutti gli altri prodotti, attirando così l’attenzione del consumatore.

Let it shine!

Come si ottengono tali effetti? Una delle tecniche più utilizzate per aggiungere un tocco di eleganza all’etichette è la stampa a caldo. Può essere utilizzata su etichette stampate in bobina e definisce in genere prodotti di alta qualità; dai prodotti alimentari, alle bevande ai cosmetici di lusso. Questa tecnica ha infatti la capacità di migliorare la qualità percepita – e il valore – di un prodotto ad un costo relativamente contenuto.

Il processo di stampa a caldo non è recente, anzi il contrario, ma lo sviluppo di lamine estremamente sottili disposte su rotoli di poliestere risale agli anni ’30 e ha portato alla versione moderna, meno costosa e meno laboriosa.

Come funziona?

La tecnica di stampa a caldo prevede la creazione di un cliché metallico (uno stampo) con le parti da stampare (grafismi) in rilievo. Questo viene portato a temperature medio-alte; l’inchiostro è di tipo solido e si trova su un nastro, detto foil. A contatto con il cliché caldo e in pressione sul supporto da stampare, rilascia l’inchiostro deponendolo sull’etichetta.

Vengono così depositate vere e proprie lamine coprenti; l’effetto è quello di una stampa metallica dai contorni ben definiti e leggermente ribassata. Inoltre l’indipendenza dall’influenza degli inchiostri fa si che la qualità del colore sia sempre vivida e netta.

Alcuni consigli per un ottimo risultato

Il processo non prevede inchiostro e la pellicola non è influenzata dal colore di base dell’etichetta. I risultati migliori si ottengono quindi in presenza di forti contrasti. Per esempio foil metallici su un’etichetta scura o addirittura nera.

I foil hanno un’estesa gamma cromatica ma i risultati più brillanti si ottengono con foil in oro, argento o rame, verdi metallizzati, azzurri e blu metallizzati. Tendenzialmente un laminato lucido si sceglie per donare lucentezza, mentre un laminato opaco conferisce un aspetto piatto e spazzolato.

Nella preparazione del file è necessario che gli elementi grafici che a lavoro finito risulteranno “laminati” siano inseriti utilizzando come colore una tinta piatta dedicata; magari nominandola come la lamina scelta, ad esempio “lamina oro”. L’accorgimento più importante resta quello di impostare sempre tali elementi in sovrastampa.