Abbiamo già parlato di etichette per birra e di quanto esse debbano risultare una sorta di compromesso tra necessità del produttore, capacità comunicativa e qualità di stampa. Al pari di altre etichette adesive, quelle destinate alla birra, non solo in bottiglia ma anche in lattina, necessitano di attenzione capillare sia in fase di progettazione grafica che di personalizzazione della stampa.
Perché i due step vanno a braccetto. Sono diversi i nostri contenuti a riguardo.
Questa volta abbiamo deciso di riprendere l’argomento delle etichette per birra da un altro punto di vista, quello di un produttore. A parlare saranno le persone che animano il birrificio artigianale La Fucina; insieme scopriremo qualcosa in più sulle scelte di questa azienda e sull’esperienza avuta in fase di configurazione e stampa delle etichette.
Siamo con Giovanni e Angelo, del micro birrificio made in Molise che, come tutto ciò che ha un sapore autentico e prezioso, nasce da una passione condivisa.
Prima di tutto, grazie Giovanni e Angelo. Andiamo subito al dunque: avete realizzato diverse etichette per le vostre birre, ognuna in linea con il prodotto. Qual è lo spirito che le accomuna?
Da sempre il nostro birrificio artigianale, La Fucina, si impegna per produrre birre di qualità, che siano però distinguibili da quelle prodotte da altri birrifici simili, sia italiani che esteri. Oltre alle materie prime che sono sempre di prima qualità, come l’acqua della sorgente presente a Pescolanciano, il nostro paese, abbiamo sempre avuto una grande attenzione per gli aspetti grafici che accompagnano le nostre birre. Per questo motivo abbiamo deciso di affidarci, per la comunicazione visiva delle nostre birre a giovani grafici molisani.
Le etichette delle nostre birre di casa, così come tutto il nostro birrificio, sono state curate da Nicola De Luca, il quale è partito da alcuni brevi racconti, scritti dal birraio, ed è arrivato ad elaborare dei fantastici disegni collegati con il tema dell’alchimia. A lui dobbiamo i disegni delle etichette di molte delle nostre birre, come Liberitutti, Mon Amour, Hello Speck, Pellerossa, Cardiopalma, Lastrana.
Gianni Caldararo invece ha curato la realizzazione dell’etichetta per la birra Pescolanciano Comunale, realizzata per il nostro paese sulla base di un sondaggio fra i nostri concittadini.
Infine Elia Rotolo sta curando le etichette, ma non solo quelle, per le birre da fuori catalogo; a lui dobbiamo etichette bellissime per l’Angelica, Monte Totila, O-OH.
Insomma vogliamo che le nostre etichette siano indimenticabili quanto le nostre birre, e in base ai feedback che riceviamo ci stiamo riuscendo.
In generale lo stile delle vostre etichette è piuttosto moderno e spiritoso, addirittura ardito. Una scelta che probabilmente per un micro birrificio non è inconsueta come può esserlo invece per un produttore di vino, ma comunque coraggiosa. Avere il coraggio di osare anche con le etichette può essere un modo per distinguersi e penetrare più facilmente nella mente del consumatore?
Ricollegandoci all’ultima affermazione precedente sì, di coraggio ne abbiamo da vendere, ma non si tratta solo di questo ovviamente; dietro al nostro birrificio e alle nostre scelte di grafica e nomi delle birre c’è uno studio approfondito di quello che è il mercato della birra artigianale in Italia, ma anche all’estero.
Siamo coscienti di essere entrati in un mercato che vede al momento oltre 700 produttori in Italia, e un numero enorme all’estero (in particolare in USA e Nord Europa). L’età media dei produttori, così come dei consumatori, si aggira in un range fra i 30 e i 40 anni; per lo più parliamo di consumatori consapevoli, con un alto livello di scolarizzazione, che tende a viaggiare molto (ovviamente meno con il Covid) e preferisce acquistare un’esperienza oltre che un prodotto.
Per tutte queste ragioni abbiamo deciso di osare, nel dipingere interamente il birrificio, nella scelta dei nomi delle nostre birre, negli stili di birra che produciamo (al momento sono oltre 44), nelle grafiche delle nostre etichette.
Se possiamo, vorremmo raccontare un aneddoto su una delle nostre birre best seller: la Bevi e nun rompe er c***o. Si tratta di una session ipa da 4,5 gradi con un solo luppolo, il Galaxy; una birra altamente bevibile e con dei sentori di frutta esotica dati da quell’unico luppolo.
Quando abbiamo annunciato il nome alcuni hanno storto il naso, chiaramente non avevano compreso il tono sarcastico, ma erano rimasti fedeli al puro senso grammaticale. Diversi nostri clienti publican (gestori di pub) ci hanno letteralmente acquistato tutto il primo lotto, dicendo che quello era il nome perfetto per una birra!
In effetti così è, quando un locale attacca la Bevi (abbreviazione utilizzata da molti), questa diventa un elemento di discussione fra i clienti, che la propongono a quello della compagnia più “difficile”, ma anche per il publican che può scherzare sul nome e proporla a tutti i clienti, da quelli più ingessati fino agli habitué.
In totale contrasto con il nome è l’etichetta di questa birra: minimal, con il nome scritto al centro su sfondo nero e caratteri dorati, un po’ come le etichette di alcuni ottimi vini. Ci piace prenderci poco sul serio, ci piace divertirci con i nostri amici e clienti. Vogliamo vendere momenti felici e spensierati.
Passiamo ora alla stampa. Molte delle vostre etichette per birra sono realizzate su carta patinata enologica lucida con verniciatura UV. Quest’ultima è quasi d’obbligo in termini di resistenza e durata dell’etichetta adesiva. Da questo punto di vista com’è stata la vostra esperienza? L’abbinamento tra carta patinata enologica e verniciatura si è rivelato giusto?
Chiaramente la qualità della carta è un aspetto importante al pari della realizzazione grafica. Supportati dal team di LabelDoo, abbiamo optato per la patinata enologica lucida che garantisce una resistenza alla condensa che può presentarsi sulle bottiglie. La vernice UV è d’obbligo per far sì che l’etichetta non si rovini facilmente impreziosendola con un bellissimo effetto lucido.
C’è un’etichetta che vi ha dato maggiori soddisfazioni, quella che, una volta avuta tra le mani, ha suscitato l’effetto wow?
È difficile scegliere un’unica etichetta, sarebbe un po’ come chiedere a quale figlio sei più legato (i figli so “pezz’ e’ cor’” come le etichette e ovviamente le birre), ma se proprio dovessimo sceglierne una è quella realizzata per la birra Pescolanciano ComunAle Special Edition Il Molise Non Esiste. Etichetta nata dalla collaborazione con Veronica Testa di La Cantina 1959.
La birra è nata da un progetto per avvicinare i nostri compaesani al mondo della birra artigianale; abbiamo distribuito un questionario in paese dove chiedevamo, in sintesi, come volevano che facessimo la loro birra ed uscì fuori la Pescolanciano ComunAle, la birra del paese. Da qui all’idea di fare una special edition con l’etichetta che rappresentasse noi, La Cantina 1959 e il territorio, il passo è stato davvero breve.
Veniamo alla vostra esperienza online. È da tempo che stampate con LabelDoo; nonostante il nostro etichettificio e la vostra realtà siano a poca distanza, prediligete il servizio sul web. Quali sono i principali vantaggi che avete riscontrato?
In un mondo come quella della birra artigianale, di bevute lente ma di idee veloci e progetti complessi e articolati è fondamentale avere a disposizione una piattaforma che in pochi click ti possa portare dall’idea progettuale al prodotto finito. Il sito è davvero piacevole e intuitivo, si hanno una marea di opzioni possibili per la realizzazione dell’etichetta e possiamo confrontarci istantaneamente con i nostri clienti, anche sull’aspetto economico grazie al preventivo in tempo reale. Tutto questo per noi è impagabile.
E, infine, la fatidica domanda: a un altro birrificio consigliereste LabelDoo per la stampa delle proprie etichette di birra?
La risposta è più che scontata, non c’è ombra di dubbio, certo, lo consigliamo quotidianamente a tutti i nostri partner e colleghi. LabelDoo, una garanzia!
Di più sul birrificio artigianale La Fucina
La Fucina fa parte di un comparto che negli ultimi anni ha vissuto un’ascesa davvero significativa, quello dei micro-birrifici. Una birra artigianale è il risultato di un processo che non è solo operativo, ma coniuga passione, dedizione, amore per il territorio e tutta una serie di valori che, poi, trovano riscontro nel prodotto finale, come accade per le birre firmate La Fucina.
“Birre contagiate dalla passione” così le definiscono loro, piccoli imprenditori ma prima di tutto amici che, uniti dal desiderio di sperimentare e sfidare le convenzioni brassicole e non, hanno dato vita a un birrificio che ambisce a rendere possibile ciò che usualmente non lo è.
Una bellissima realtà che vale la pena scoprire. Quale modo migliore se non quello di gustarsi una birra La Fucina?